Sono nato a Fishtë nel 1983, piccolo villaggio nella contea di Lezhë, in Albania.
Nel 1991 avevo 8 anni quando mio padre partì per l’Italia in cerca di lavoro.

In Italia, mio padre faceva il cuoco, ed io lo raggiunsi pochi anni dopo, mi aiutò a trovare lavoro in alcuni ristoranti tra Trentino, Lombardia e Piemonte.

Dopo 11 anni di lavoro all’estero sono tornato nel mio paese e con l’aiuto di mio fratello ho deciso di trasformare la casa di famiglia a Fishtë in un agriturismo. L’abbiamo chiamato Mrizi i Zanave, L’ombra delle fate.

Abbiamo creato un’azienda agricola basata sulla filiera corta, con un’attenzione particolare alla naturalità del prodotto e al rispetto della stagionalità e delle tradizioni, con un’aggiunta di innovazione nella trasformazione delle materie prime. La “ricetta” ha funzionato e nel giro di pochi anni la nostra attività si è sviluppata molto, tanto che nel 2015 abbiamo partecipato da protagonisti alla creazione dell’Alleanza Slow Food dei cuochi in Albania.

La fortuna dell’agriturismo Mrizi i Zanave è dovuta in gran parte alla mia esperienza italiana, perché è lì che ho capito che il mio paese poteva avere grosse possibilità di sviluppo nel campo del cibo. In Italia ho conosciuto Slow Food che già da molti anni lavorava alla valorizzazione del territorio e delle produzioni tipiche. Ho capito che dovevamo portare questa cultura anche qui da noi, in Albania.

Ma la sfida è stata tutt’altro che semplice, perché nel recente passato il mio Paese ha vissuto due rivoluzioni che ci hanno molto segnato: il regime socialista e subito dopo il brutalismo del consumismo. Fino al 1991 il regime socialista ci ha spinto verso un’agricoltura standardizzata, perché si doveva aumentare a tutti i costi la produzione per far fronte all’autarchia, e così in quegli anni abbiamo messo da parte il nostro “saper fare” locale.

Dappertutto si produceva lo stesso tipo di formaggio, bianco e quadrato, lo stesso pane, veniva imposta la pianificazione delle semine. Poi tutto d’un tratto da metà anni ’90 è arrivato il consumismo violento, e tutto ciò che era locale veniva disprezzato, sembrava non valere più nulla.

Oggi dobbiamo ripartire dal passato, e stiamo cercando di ricostruire una storia locale legata alla terra, anche grazie alla resilienza dei contadini più anziani, che hanno conservato le tradizioni. Con i cuochi dell’Alleanza Slow Food stiamo recuperando cultura e identità locale legata al cibo che rischiava di scomparire, e stiamo cercando di tenere insieme questa tradizione con la giusta innovazione che ci permette di migliorare la qualità dei nostri prodotti e della qualità vita di chi vive dei prodotti della terra.

Intorno al nostro agriturismo abbiamo costruito una rete di piccoli produttori locali, sono circa 200 famiglie, che lavorano con noi seguendo il ritmo delle stagioni: cereali, frutta, verdura e carni a chilometro 0 ci permettono di lavorare con materie prime di qualità e del territorio. Con la collaborazione di esperti locali e italiani e con il contributo della cooperazione internazionale italiana, abbiamo realizzato dei laboratori di trasformazione per produrre formaggi, vino, conserve, carni, insaccati e tutto ciò che proponiamo ai nostri clienti del Mrizi i Zanave.

Cerchiamo di ridurre al minimo la dipendenza dai prodotti che non riusciamo a realizzare da soli o che arrivano da troppo lontano, perché ci piacerebbe un giorno riuscire a proporre ai nostri clienti solo prodotti albanesi e del territorio. Ad esempio quando abbiamo aperto servivamo agli ospiti le classiche bevande gasate industriali, mentre oggi le abbiamo sostituite con succhi e centrifugati della nostra frutta di stagione, e nessuno si lamenta.

Il mio sogno è vedere un giorno di nuovo la terra coltivata in tutta l’Albania. Dobbiamo recuperare il nostro patrimonio alimentare, che come in passato può nuovamente diventare un forte elemento identitario che va oltre i prodotti, e comprende i paesaggi produttivi, i saperi tradizionali, le tecniche di produzione, addirittura le abitudini di consumo, i riti e la trasmissione di saperi antichi.